Makro Racer 2 + Makro Gold Racer: l’innovazione paga…
di Leonardo Ciocca © 2016 by AMD Tech Team
L’azienda turca Makro oramai è molto conosciuta anche nel nostro Paese. Non solo per i suoi celebri modelli professionali JeoHunter e JeoScan, per il MakroPointer o per il CF77, di cui abbiamo già ampiamente parlato nel blog, ma soprattutto per aver introdotto pochi anni fa il loro detector best seller, il Racer.
Quando il Racer venne presentato sul mercato, andò concretamente a ridefinire gli standard di quella che comunemente viene chiamata “Fascia Media”, ovvero di quei detector dal costo che va tra i 600 e i 900 Euro.
Un VLF/IB a 14 kHz, dal design moderno e accattivante, con ottime capacità di profondità e discriminazione, peso contenuto e ben bilanciato, semplice da usare e dal costo davvero molto competitivo, il Racer è stato un modello davvero vendutissimo e che ancora oggi tiene bene il mercato.
Si trattava del primo detector Makro di fascia media e dotato di display (il CF77 non ce l’ha) e, inevitabilmente, qualche piccolo “difettuccio” c’era. In primis la tenuta meccanica degli occhielli della piastra. Realizzati con uno spessore leggermente troppo piccolo, in alcuni casi si rompevano. Va detto però che l’azienda, molto correttamente, provvedeva alla sostituzione della piastra a titolo gratuito con una con occhielli rinforzati.
Altro piccolo difetto era nel fatto che le impostazioni non restavano in memoria se si spegneva la macchina. Una vera seccatura quindi dover riprogrammare lo strumento ogni volta.
A queste ed altre richieste degli utenti la Makro ha risposto, a distanza relativamente molto breve, con la messa in commercio del Makro Racer 2, dove i difetti sono stati eliminati, sono state aggiunte altre feature e le prestazioni sono anche migliorate.
Ma non solo…
La Makro ha aggiunto al suo catalogo anche un altro modello… il Gold Racer!
Si tratta di un detector VLF/IB che lavora a ben 56 kHz, esteticamente quasi identico al Racer 2, ma espressamente progettato per la ricerca di oro nativo o di target (anche monete) molto sottili o minuscole.
La Securitaly, una delle maggiori aziende importatrici e distributrici di metal detector per l’Italia, ci ha gentilmente (e che ringrazio per la pazienza, visti i ritardi dovuti a terremoti – vivo in Umbria, non tanto lontano dai luoghi dei terribili eventi catastrofici- piogge torrenziali e qualche problemino di salute da parte del sottoscritto) inviato sia il Racer 2 che il Gold Racer per una recensione completa e anche qualche confronto.
Non perdiamo altro tempo e andiamo a dare un’occhiata alle macchine…
MECCANICA E ASSEMBLAGGIO
Il montaggio del Racer 2 e del Gold Racer è davvero semplice. Data la meccanica identica tra i due cercametalli ovviamente non ripeterò le descrizioni.
L’ottima qualità dei materiali scelti dall’azienda turca rende ancora più semplice il montaggio per l’assenza di giochi o altre imperfezioni. Il detector è diviso in tre parti: asta inferiore (dove andremo a connettere la piastra) in fibra, asta intermedia in metallo e manico/poggiagomito dove è avvitato il control box e il portabatterie.
Il sistema di bloccaggio è il classico con springlocks e fori regolabili in base all’altezza dell’utente. A rendere ancora più rigida l’asta sono presenti due collarlock molto efficaci.
Una volta montata la piastra e arrotolato il cavo intorno all’asta, collegarla al control box è un gioco da ragazzi.
Il detector, quando è assemblato, risulta davvero leggero e ben bilanciato. Entrambe le macchine pesano circa 1.4kg, sebbene montino due piastre diverse (11”x7” Open Spider DD il Racer 2 e 10”x5” Closed DD il Gold Racer) contando anche le 4 pile AA che li alimentano.
La piastra del Racer 2, come ho accennato all’inizio della recensione, è stata modificata per avere occhielli più robusti ed evitare spiacevoli sorprese.
Anche in questa nuova versione è rimasto il pomello posteriore per l’accensione e la regolazione del volume. Questa soluzione non mi è mai piaciuta tanto, perché il pomello sporge in modo molto evidente e quindi vi invito a poggiare il detector a terra con un minimo di cautela per evitare urti accidentali che potrebbero danneggiarlo. Stessa attenzione quando lo trasportate nel bagagliaio dell’auto. Controllate bene che ci sia abbastanza spazio sul retro e che l’unità non sbatta contro altri oggetti o le pareti del vano bagagli.
Sia il Racer 2 che il Gold Racer hanno ereditato le dotazioni meccaniche del Racer 1 e quindi ritroveremo il grilletto a tre posizioni situato sotto il display (attenzione al gommino di protezione che a volte scivola un po’ e potreste perderlo) e il LED di illuminazione frontale, molto utile per sessioni di ricerca con poca luce o, addirittura, in notturna. E’ sempre presente il touchpad con 4 tasti in gomma per le impostazioni, anche se, per via della sua posizione a sinistra, sarà più comodo per i destrimani rispetto agli utenti mancini.
Il poggiagomito è molto comodo, regolabile nella posizione, ben imbottito con neoprene, e dotato di banda in velcro per il blocco dell’avambraccio, cosa che trovo davvero molto utile per affaticare meno l’utente durante le lunghe sessioni.
Sotto il poggiagomito troveremo il comparto batterie, che comprende anche il già citato pomello di accensione/regolazione volume, una presa jack cuffia da 6 mm (con tappino di protezione), e lo speaker per chi non volesse usare le cuffie. Il posizionamento di quest’ultimo non mi sembra il massimo, dato che sebbene in questo modo lo si protegge meglio dall’eventuale pioggia, è molto probabile che entri in contatto con polvere, fango o sabbia quando si poggia a terra. La Makro però fornisce in dotazione una comodissima cover per evitare appunto questi inconvenienti.
DISPLAY E SETTAGGI
Guardando i display dei due modelli in esame, troveremo subito alcune differenze di impostazione.
Partiamo quindi con il Racer 2…
Nella parte superiore del display troveremo una scala VDI da 0 a 99, dal massimo ferroso al massimo non ferroso, con indicazione visiva della discriminazione. Ogni tacca corrisponde a 2 VDI e quindi avremo ben 50 tacche che coprono tutta la gamma. Sopra questa scala LCD è stata inserita un’indicazione grafica ad icone che rende più intuitiva l’interpretazione.
Guardando bene questa illustrazione, non potremo non notare che nel Racer 2 la risoluzione discriminativa del ferroso è stata notevolmente “compressa” nei primi 10 valori VDI. Già a partire dai valori successivi lo strumento è tarato per andare a discriminare la stagnola e su, verso il metalli più conduttivi, fino ad arrivare all’argento. Forse i cercatori di militaria avrebbero preferito una scala meno compressa sul ferroso ma, come vedremo nel proseguo della recensione, la Makro ha previsto una gestione del ferro abbastanza sofisticata attraverso il controllo dell’Iron Volume.
Sulla sinistra del display troveremo i settaggi fondamentali del detector. Per scorrere tra di loro basterà pigiare i tasti FRECCIA IN BASSO/ALTO, mentre con i tasti FRECCIA SINISTRA/DESTRA potremo modificare le impostazioni.
Ecco ciò che potremo andare a modificare: MODE, GAIN, ID FILTER, NOTCH FILTER, IRON AUDIO, TONE BREAK (questi per le modalità d’uso MOTION); THRESHOLD, iSAT, TRACKING (per la modalità All-Metal NO-MOTION); AUDIO TONE, VIBRATION, BACKLIGHT e FD/SAVE (che sono parametri comuni a entrambe le modalità).
Il MODE permette di selezionare la modalità ALL METAL No-Motion, 2 Toni, 3 Toni, Beach o Deep Mode (quest’ultimo non presente nel Racer 1). Abbiamo quindi conferma del fatto che il Racer 2 è piuttosto versatile offrendo all’utente sia la possibilità di lavorare in discriminazione che in ALL-METAL “puro”.
Vale la pena soffermarsi un po’ sulle due ultime modalità di funzionamento: BEACH e DEEP MODE.
La prima, consigliata per l’utilizzo in spiaggia, offre non solo una gestione migliore dello strumento in presenza di mineralizzazione salina, ma permette anche agli utenti “terrestri”, di stabilizzare perfettamente la macchina quando dovessero incontrare terreni neutri o con inquinamento da fertilizzante agricolo (Nitrato d’Argento etc.). Può accadere infatti che, su terreni come questi, usando la macchina in 2 o 3 toni e provando a bilanciarla, il Racer non riesca ad individuare l’esatto punto di bilanciamento. Niente paura… Selezionando il Beach Mode la gamma di bilanciamento automatico si estende e lo strumento troverà il perfetto equilibrio. In alternativa, si può sempre utilizzare il sistema di bilanciamento manuale che permette di avere una macchina sempre stabile in qualsiasi terreno.
Il DEEP MODE, altra grande novità rispetto al Racer 1, permette di ottenere il massimo delle prestazioni dalla macchina in termini, appunto, di profondità senza compromettere la capacità di discriminazione.
Il guadagno in termini di centimetri è sensibile, a patto di rallentare un po’ la velocità della spazzolata.
Ma diamo una veloce occhiata agli altri parametri…
Il GAIN non è null’altro che il valore di sensibilità dello strumento. Ovviamente maggiore è la sua impostazione più in profondità riusciremo a sentire i target. La solita raccomandazione è di non eccedere con la sensibilità se il terreno non lo permette. Meglio una macchina stabile che una macchina troppo “spinta” ma che fornisce troppi falsi segnali.
L’ID FILTER regola la discriminazione della macchina in modo lineare. Aumentando il valore andremo quindi a discriminare tutti i target ferrosi e, via via, quelli più conduttivi e non ferrosi. E’ sempre buona regola, non esagerare con la discriminazione per evitare di perdere i target “buoni” più profondi.
Il NOTCH FILTER permette di discriminare solo alcuni range di valori VDI, questo per applicare un sistema di discriminazione che non sia così lineare come l’ID FILTER, ma che sia più selettivo.
L’IRON AUDIO, funzioni davvero molto comoda ed utilissima soprattutto per i cercatori più esperti, regola l’intensità con la quale la macchina riproduce i toni gravi legati ai target ferrosi. In questo modo, semplificando molto, potremo avere un’identificazione dei target ferrosi molto più raffinata o, se vorremo, una macchina meno nervosa nei terreni infestati dalla ferraglia.
Il TONE BREAK è una delle funzioni meno conosciute dalla parte della maggioranza degli utenti ma, a mio modestissimo parere, una delle più utili per adattare il detector ai vari contesti operativi. Questo parametro permette di rimodulare i suoni della macchina collegandoli ad un determinato valore VDI. Per molti potrà sembrare qualcosa di molto esoterico ma, in sostanza, questo parametro permette di impostare da quale VDI il suono cambierà tra grave e acuto. Detto così potrebbe sembrare una cosa inutile… tutt’altro.
In terreni mineralizzati, i target tenderanno ad essere identificati con VDI più bassi del normale. Questa “deriva” verso il Ferroso, evidente soprattutto in terreni mineralizzati, può essere addomesticata andando a modificare come e dove il suono del nostro detector cambierà tra tono basso e tono più acuto. In questo modo sarà più semplice capire, semplicemente dal suono, quali saranno i target potenzialmente buoni da quelli cattivi.
Passando ai parametri esclusivamente attivi in modalità ALL-METAL NO MOTION, troviamo il settaggio del THRESHOLD, che modifica il volume audio del suono di soglia, l’iSAT (Intelligent Self Adjusting Threshold) che permette una risintonizzazione automatica del suono di soglia per compensare le variazioni di mineralizzazione e il TRACKING, funzione che andrà ad agire sul sistema automatico di bilanciamento rendendolo più o meno veloce nel ricalcolare il punto esatto. Valori troppo alti potrebbero ingolfare la macchina, valori troppo bassi potrebbero non tenere il passo delle variazioni. Sarà quindi l’operatore a dover decidere qual è l’impostazione migliore a seconda del terreno.
Passando ai parametri comuni, AUDIO TONE regolerà il timbro generale del suono emesso, il valore VIBRATION imposterà l’intensità con la quale verrà prodotta una vibrazione (chi possiede un pinpointer di ultima generazione sa di cosa parlo) collegata al rilevamento del target; BACKLIGHT è il parametro che permetterà di impostare l’intensità della retroilluminazione del display, permettendo tra l’altro di accendersi solo quando sarà rilevato un target non discriminato oppure restando sempre accesa.
Per concludere troviamo il parametro FD/SAVE, che offre all’utente la possibilità di ripristinare i valori di fabbrica o, viceversa, memorizzare le proprie impostazioni in modo che restino disponibili anche quando si spegnerà e riaccenderà lo strumento.
Nella parte centrale del display, con due cifre molto grandi, il Racer 2 mostrerà il VDI del target rilevato o, qualora non sia possibile identificarlo, esso verrà indicato con due trattini “- -“.
Sulla destra del display avremo, in tempo reale, sia il valore di ritardo di fase relativo alla mineralizzazione del terreno (che indica se è prevalentemente ferrosa o alcalina) sia la sua intensità stimata, ovvero QUANTO il terreno è effettivamente mineralizzato.
In ultimo avremo un utile indicatore del livello di carica della batteria, sempre molto utile per non restare “a secco” durante le nostre sessioni di ricerca.
Va ricordato che il Racer 2 può essere utilizzato sia con bilanciamento automatico del terreno che con una impostazione manuale, molto utile in special modo su terreni particolarmente ostici o, al contrario, con mineralizzazione nulla.
DISPLAY DEL GOLD RACER
Il display del Gold Racer, sebbene abbia una certa somiglianza con quello del Racer 2, ha diverse differenze importanti.
Sulla sinistra troveremo i vari parametri riservati alla modalità ALL METAL NO MOTION (Sensitivity/Sensibilità, Threshold/Volume della Soglia, iSAT, Tracking, Backlight/Retroilluminazione e FD/Save) mentre sulla destra avremo la possibilità di impostare e visualizzare due settaggi NO MOTION chiamati DISC1 e DISC2. Ognuno di questi permetterà di regolare la sensibilità, il ID Filter, l’iMask che permetterà di ridurre i falsi segnali collegati alla mineralizzazione o alla presenza di hot-rocks, il ToneBreak, il parametro della retroilluminazione/backlight e l’opzione FD/Save per memorizzare o ripristinare i settaggi.
Questa macchina, orientata in modo prevalente ad un uso ALL METAL/NO MOTION permette quindi altresì di lavorare in MOTION e con due settaggi differenti che sarà facile e veloce richiamare per avere uno strumento ancora più versatile.
Resta da citare l’indicazione (ben visibile al centro) a doppia cifra del VDI del target, la barra di settaggio di discriminazione (nel Gold Racer non è prevista la discriminazione NOTCH), il parametro Mineral % che indica l’intensità della mineralizzazione, il Ground Phase che ne illustra la natura e il misuratore di carica della batteria, tutte cose che avevamo già visto nel Racer 2.
Va notato però come la scala VDI del Gold Racer, proprio in virtù della frequenza molto più elevata rispetto al Racer 2, sia molto meno compressa nella zona del ferroso (VDI 0-40 rispetto a 0-10), offrendo quindi una risoluzione notevolmente più elevata sui metalli a conduttività più bassa.
TEST IN RICERCA VERA
Andare per campi con Racer 2 e Gold Racer è davvero piacevole. La loro leggerezza, reattività, maneggevolezza e capacità di intercettare i target è davvero pregevole. Con un peso così limitato e una stabilità operativa davvero notevole, sarà possibile fare sessioni di ricerca molto lunghe e anche molto produttive.
Ho iniziato i primi test in ricerca vera durante le mie vacanze estive in Sicilia, in compagnia dei miei amici Francesco e Fabrizio di MD Club Italia. Su quei terreni così mineralizzati ho iniziato a muovere i primi passi con il Racer 2, gentilmente prestatomi da Francesco, e che mi ha permesso di trovare dei target pregevolissimi anche su terreni difficili.
Insieme al mio collega Matteo di AMD poi abbiamo effettuato dei test approfonditi circa le prestazioni in ricerca vera confrontando i Makro con altri prodotti molto popolari e ben più blasonati. Il Makro Racer 2 non sembra mai essere in difficoltà anche difronte a modelli molto più costosi, garantendo prestazioni di prim’ordine.
La cosa che mi ha stupito molto è la sua capacità, quando si arriva al limite, di rilevare target a profondità estreme anche se solo con il suono. In altre parole, se l’indicazione VDI è attiva fino ad una certa (notevole…va detto) profondità, è sempre possibile individuare target buoni anche oltre quei punti, grazie ad suono stabile e solido.
La macchina, come ho già detto, è molto veloce. Portata su campi infestati di ferraglia, li ha gestiti in modo esemplare, riuscendo sempre ad individuare target nobili in mezzo alla spazzatura.
Da un punto di vista molto pratico, va fatto notare come a volte, indossando i guanti, sia un po’ difficoltoso pigiare i pulsanti in modo corretto. Sebbene si tratti di un difetto tutto sommato trascurabile, volevamo comunque sottolinearlo.
Il Racer 2 quindi, nella prova sul campo, è promosso a pieni voti, specie se lo confrontiamo con modelli più costosi che, obbiettivamente, offrono prestazioni molto simili.
E’ ora di parlare del Gold Racer… Sarà stato all’altezza del “cugino” Racer 2?
Sinceramente, prima di portarlo sul campo, avevo parecchi dubbi e perplessità circa le reali performance del Gold Racer. Una macchina che lavora a frequenze così alte, sarebbe stata in grado di offrire risultati decenti sui miei terreni mineralizzati?
Mi aspettavo infatti una macchina instabile, capricciosa, ricca di falsi segnali… Ma mi ha stupito per il contrario.
Sebbene non sia stato troppo “profondo”, il Gold Racer è assolutamente in grado di essere utilizzato per ricerca di monete sui vari tipi di terreni. Ho portato infatti la macchina sia su terreni neutri che su suoli mineralizzati e la sua stabilità mi ha colpito in modo molto positivo, permettendomi di trovare bei target a profondità che non mi aspettavo.
Per non parlare poi della sua sensibilità su oggetti microscopici! In molti casi ho avuto parecchia difficoltà ad individuare i target anche con un pinpointer manuale top di gamma!
Abitando in Umbria, regione di cacciatori, una delle piaghe che affligge noi detectoristi sono le maledette cartucce da caccia che, in violazione della Legge vigente, spesso sono abbandonate sul posto e che, inevitabilmente, affondano nel terreno.
Ho notato in modo chiaro e incontrovertibile che sia il Racer 2 che il Gold Racer riescono ad identificare in modo stabilissimo e con precisione quasi assoluta questi maledetti target, ovviamente con indicazione VDI diversa a seconda del modello.
La versatilità di queste due macchine, unita alla loro velocità, non fa rimpiangere sul campo detector forse più popolari ma che, a onor del vero, hanno un rapporto prezzo/prestazioni decisamente inferiore.
Tra l’altro, nel corso delle lunghe sessioni di test, le capacità di discriminazione del ferro (anche aiutata dall’Iron Volume) si sono dimostrate di primissimo livello in entrambe le macchine.
Unico appunto, come poi vedrete anche nei test in ambiente controllato, è una marcata sensibilità del Gold Racer quando si passa la piastra sopra pezzi di mattone fortemente mineralizzati. Ma con 56 kHz era facile da prevedere.
Così come dissi quando testai il Fisher F19, questa nuova generazione di metal detector sembra veramente aver fatto numerosi passi avanti rispetto ai modelli passati, in special modo dal punto di vista della stabilità e della piacevolezza nell’uso.
TEST IN AMBIENTE CONTROLLATO
Come al solito ho portato questi due detector nei miei test-bed di riferimento. Monete da 20 EuroCent e VEM sepolte da anni in terreno mineralizzato a 5, 12-15 (con compresenza di un chiodo ferroso), 20, 25 e 28 cm.
Stavolta inoltre ho effettuato dei test speciali, utilizzando dei target molto particolari: una sorta di micro-moneta in carta stagnola delle diametro di circa 3.5 mm e con uno spessore di meno di 1 mm e un filo in oro puro 24K lungo circa 12-13 cm e del diametro di solo 1 mm!
Ho sepolto la micro-moneta a circa 5 cm su terreno mineralizzato e mentre il Racer 2 ha fatto veramente fatica a rilevarla se non togliendo completamente la discriminazione, il Gold Racer, proprio grazie ai suoi 56 kHz, ha suonato benissimo questo target ed è riuscito a fornire anche una inequivocabile identificazione VDI NON FERROSA.
Ho poi voluto fare un test ancora più estremo con il sottilissimo filo d’oro 24 K. Entrambe le macchine riescono a rilevare questo oggetto in aria, sebbene ovviamente il Racer 2 lo faccia in modo molto meno forte, senza VDI e solo a pochi cm dalla piastra mentre il Gold Racer riesce ad agganciarlo a diversi centimetri in più e con identificazione VDI corretta.
Ma cosa accade se seppelliamo questo filo sotto 3 cm di terra?
Ecco i video della prova…
Come vedete il Gold Racer riesce effettivamente a rilevare questo target. Posso quindi, per analogia, dire che se usato in spiaggia per la ricerca di catenine o piccolissimi orecchini, si comporterà altrettanto bene.
Tra l’altro il Gold Racer possiede anche una funzione particolare, l’AudioBoost (attivabile con la semplice pressione di un pulsante) che amplifica notevolmente il suono dei target più deboli, aiutando l’operatore in maniera davvero significativa.
Passiamo ora ai test di profondità con monete da 20 EuroCent…
Come ho detto all’inizio di questo paragrafo, il mio testbed è su terra mineralizzata (ematite), con monete a 5 cm, a 12-15 cm (con contemporanea presenza di un chiodo di ferro) e a 28 cm.
Volete dare un’occhiata ai video?
Questa volta è il Racer 2 a recuperare sul “cugino” ad alta frequenza dimostrando di rilevare le monete a 5 e 12-15 cm in modo decisamente più solido e con una identificazione molto chiara. Per quanto riguarda la moneta a 28 cm, davvero borderline, il Racer 2 riesce ad agganciarla solo in modalità DEEP, con spazzolata lenta, zero disc e sensibilità elevata. Il Gold Racer invece, spinto al massimo, produce si un segnale, ma può essere facilmente oscurato da altri suoni legati alle variazioni del terreno. In parole semplici, non scaverei…
Ho usato anche stavolta, per i test finali, dei mattoni refrattari a mineralizzazione media e a mineralizzazione elevatissima.
Se passiamo infatti la piastra dei metal sopra questi mattoni, vengono suonati come ferrosi, in special modo quello a mineralizzazione elevatissima che reagisce quasi come un blocco di ferro!
Quando ho coperto la moneta a 5 cm con il mattone ultramineralizzato, entrambi i detector hanno fallito la rilevazione, continuando a segnare il mattone.
Quando invece ho usato il mattone a mineralizzazione più bassa, solo il Racer 2 ha passato l’esame mentre il Gold Racer si è dovuto arrendere.
BONUS VIDEO
Prima di lasciarvi alle conclusioni, vi inserisco una semplice Guida Rapida al Makro Racer 2.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Questi nuovi modelli Makro mi hanno davvero colpito. Se è pur vero che in questi ultimi due anni sono state prodotte un certo numero di macchine di fascia media dalle prestazioni davvero sorprendenti, rendendo quindi più difficile trovare difetti evidenti, va detto che il Racer 2 e il Gold Racer (nei rispettivi contesti d’uso operativo), si piazzano tra i primissimi posti della categoria. Tra l’altro, se si impara ad usarli, si scoprirà che sono in grado di fornire prestazioni anche molto più elevate di quelle che si hanno con un utilizzo più convenzionale. Parlo infatti del
sistema di bilanciamento manuale o della capacità di rilevare target anche senza VDI che, se ben interpretata, potrà darvi grandissime soddisfazioni.
Sono macchine versatili, facilmente impostabili a seconda delle proprie esigenze e delle condizioni del terreno e, soprattutto, sono davvero molto piacevoli da usare per il nostro hobby.
La netta sensazione che ho avuto è che siano macchine adatte sia al principiante esigente che all’utente esperto che vuole un detector performante e flessibile. Acquistandoli quindi potrete mettervi al riparo da una rapida obsolescenza, avendo degli strumenti che vi accompagneranno nel corso del tempo.
Concludo questa recensione, che spero troverete utile e interessante, ringraziando nuovamente la Securitaly per avermi fornito gli strumenti in prestito e per la gentilezza e pazienza dimostrata nei miei confronti per i noiosi contrattempi che hanno allungato i tempi di pubblicazione.
Leonardo Ciocca
AMD Tech Team
Per informazioni e prezzi aggiornati:
SECURITALY SRL – DIV. MAKRO ITALIA
Via dei Platani 3 47042 Cesenatico (FC) Italy
Phone : +39 0547 71271
Web : www.makrodetector.it
Mail : makro@securitaly.com
Recensione puntuale molto ben eseguita.
Dovendo operare in zone molto mineralizzate,ho percepito più entusiasmo su una tua passata recensione relativa al C-Scope CS6 mx2.
Sbaglio?
saluti e buon lavoro
Grazie mille!
Posso però dire che la tecnologia ha fatto decisi passi avanti e la macchina che ho recensito si è comportata in maniera ancora più eccellente sullo stesso terreno di prova del CS6MXi.
Un abbraccio,
Leonardo Ciocca
AMD Tech Team Director