AWM: Una Storia vera….

AMD War Memories

UNA STORIA VERA…
di Roberto Ruggi d’Aragona

E’ stata la consueta “spazzolata” per diporto quella compiuta da Alfredo Buccino e Caterina Pinto la mattina del 27 agosto u.s. con un metal detector Garrett EuroAce, a consentire il ritrovamento di una piastrina identificativa militare della II Guerra Mondiale.

La spazzolata, tanto per intenderci, consiste nel procedere su di un terreno agitando da destra a sinistra l’asta al cui vertice è la sonda adibita al ritrovamento di qualsiasi oggetto metallico si trovi ad una profondità che varia in base alla potenza dello strumento.

Ebbene, quel pomeriggio in un terreno della località Destre di Agropoli caratterizzata dalla presenza d’un vecchio rudere, alla profondità di una ventina di centimetri, il detector segnalava la presenza di un oggetto metallico che una volta raccolto risultava essere una piastrina militare identificativa appartenuta ad un milite della seconda guerra mondiale…

12309223_10207941493085445_504179657_nUna prima pulitina con un panno bagnato metteva in risalto alcune parole e, requisito importante, il nome e cognome di chi l’aveva smarrito una settantina d’anni prima. La curiosità ha fatto il resto! Una telefonata al Presidente regionale di Metal Detector Campania, Giuseppe Gaeta, ha poi messo in moto quel meccanismo di ricerca che ha portato alla identificazione del militare ed alla sua famiglia.

Ecco cosa portava inciso sulla facciata anteriore la piastrina: 1917 (nascita) – 11 (Distretto Militare) – C (cristiano) – 767 (matricola) – Chelazzi Antonio di Martino e Sartini Rosa – Bagno a Ripoli.

Impossibile darsi o ricevere la spiegazione del quando e del perché quella targhetta fosse stata smarrita in quel luogo così solitario. Certo è, però, che dietro quel piccolo lamierino quadrato si è aperto d’improvviso tutto un mondo, tutta una vita!
Dunque, Antonio Chelazzi era nato sulle colline fiorentine in quel di Bagno a Ripoli, il 23 agosto 1917, da una famiglia di onesti contadini. Appassionato di musica, quindicenne, entra a far parte della banda musicale del paese come suonatore di tromba e tale è 12319278_10207941493125446_633236111_nl’incarico che gli viene assegnato allorquando, nel 1937, si appresta a svolgere il periodo di leva. Il primo ad alzarsi per suonare “ la sveglia ” e l’ultimo a dormire dopo “ il silenzio “.

Il periodo dei 18 mesi di leva trascorre veloce ma il ritorno a casa si trasforma nella partenza per la spedizione coloniale in Albania ordinata dal governo fascista. E qui inizia il calvario per il buon Antonio. Due inverni sulle montagne dell’Epiro, ai confini fra Grecia e Albania, con un’attrezzatura da Boy Scouts, non da militi dell’Esercito Italiano e così per due anni.
Il secondo inverno trascorso su quelle montagne che raggiungono i 3000 metri fu un vero calvario: i soldati si riparavano dalla neve e dal gelo raggruppandosi in quattro sotto una specie di capanna il cui tetto non era altro che una semplice coperta. Il nostro aveva l’abitudine di addormentarsi dopo aver tolto le scarpe, memore dei numerosi casi di congelamento che si erano verificati, ma ciònonostante, nel mese di gennaio del 1941, anche lui iniziò a patire tale patologia per cui, caricato sulla groppa di un mulo, fu portato a Tirana per essere curato ed evitare la cancrena. 12277258_10207941494565482_170025499_nDa lì un aereo lo portò in Italia, all’Ospedale Militare di Caserta dove gli vennero amputati i piedi e dove rimase in convalescenza per 6 mesi prima d’essere rinviato in famiglia.

Ricorda la figlia Tiziana che la menomazione degli arti inferiori non gli procurò mai eccessivi problemi sia di natura fisica che psichica: “Papà portava scarpe ortopediche che gli permettevano qualsiasi movimento anche se accompagnato da un’andatura leggermente claudicante.” Ed ancora, ma con velato orgoglio, guidava anche l’automobile, una vecchia DAF modificata nella pedaliera con soli freno ed acceleratore. Infine, un dolce ricordo da bambina quando in vacanza al mare col padre, camminando sul bagnasciuga si accorse delle impronte che i due lasciavano sulla sabbia: un buco tondo, un piede senza dita ed accanto, due piedini di bimba.

Ma torniamo al racconto iniziale: al rientro dall’Ospedale di Caserta, il Nostro conosce Rosa che ben presto conduce all’altare nel settembre del 1945.  E’ di due anni dopo, la nascita della prima figlia Rosanna. Nel 1957 la famiglia si trasferisce a Firenze dove Antonio trova lavoro  dapprima come centralinista alla 12305835_10207941492365427_1382431958_nSinger e poi come custode del Museo “Casa di Dante Alighieri”. Del 1958 è la nascita di Tiziana a rendere ancora una volta gioioso l’ambiente familiare.

Nel 1982, raggiunti i 65 anni d’età, finalmente il pensionamento che gli consente di realizzare il sogno di rivedere in Albania i luoghi che avevano segnato così tristemente la sua giovinezza; e fu un momento di grande emozione!

Nel dicembre del 2009, dopo che a marzo era scomparsa la moglie Rosa, anche Antonio, novantaduenne, lascia questa terra con grande discrezione e serenità.

Roberto Ruggi d’Aragona

PS.
Vorrei ringraziare personalmente Roberto per l’incredibile lavoro di ricostruzione e tributo alla memoria del soldato Antonio Chelazzi. Un grazie speciale vorrei poi rivolgerlo ai famigliari del soldato che hanno fornito a Roberto una toccante testimonianza.
Leonardo Ciocca
AMD Tech Team

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.