Ground EFX MX60: non tutte le ciambelle…

di Leonardo Ciocca – (c) 2017 by AMD Tech Team

La Ground EFX, azienda statunitense che produce metal detector con controllo digitale e che ha sempre puntato alla fascia entry-level del mercato, presentando modelli dal design accattivante e dai prezzi contenuti, ha recentemente messo in commercio una nuova linea di macchine chiamata STORM (“Tempesta”) e contraddistinta dai nomi in codice MX50 e MX60.

In questa recensione ci occuperemo del fratello maggiore, l’MX60: si tratta di un VLF/IB con piastra concentrica da 10” di tipo Spider, dotato di display retroilluminato, multitono e, caratteristica eccezionale per la sua categoria di prezzo, di sistema di bilanciamento automatico Ground Grab.

Passiamo subito alla disamina dello strumento…

MECCANICA E ASSEMBLAGGIO

Il montaggio dell’MX60 è veramente un gioco da ragazzi. Il detector è composto da tre parti: asta a “S” in alluminio con impugnatura in spugna e controlbox, asta mediana anch’essa in alluminio, e asta terminale in materiale plastico. Basterà infilare i tre segmenti e, grazie ad una guida obbligatoria e a due collarlock, il detector sarà bello e pronto. Diversamente da tanti altri detector, non sono presenti springlock (bottoni a molla) ma devo dire che, data la leggerezza dello strumento, non se ne sente la mancanza. Non rimane che collegare la piastra al controlbox attraverso un connettore multipolare (senza ghiera di serraggio) dopo aver avvolto con attenzione il cavo intorno all’asta.

La bobina, come già detto, è di tipo concentrico, da 10”. La scelta di questo tipo di configurazione, che sta lasciando sempre più il passo alle DD, è sicuramente dettata dalla caratterizzazione di questo strumento come indicato per i novizi. Le concentriche infatti risultano più semplici da usare, soprattutto nel centraggio dei target, sebbene soffrano di più nei terreni mineralizzati. Cosa che ho apprezzato molto è che la Ground EFX fornisce di serie il copripiastra, molto utile per preservare nel tempo la bobina da graffi e urti.
Il cavo, molto sottile ma piuttosto morbido, non è proprio il massimo ma evidentemente, per contenere i costi, l’azienda ha dovuto ripiegare su una cablatura economica così come per il connettore multipolare.

Il poggiagomito è abbastanza comodo sia per chi ha braccia “grosse” sia per i più magri. Sulle due alette ci sono delle fessure che permettono di inserire una banda di bloccaggio con velcro, ahimè non fornita in dotazione. Per coloro che ne avessero necessità sempre possibile regolare la posizione del poggiagomito semplicemente allentando 2 viti.

Il controlbox, dall’aspetto un po’ “giocattoloso”, è dotato di display LCD retroilluminato (altro punto Plus!), di 5 controlli a pulsante in gomma, di uno speaker audio nella parte frontale e di una presa minijack (3.5 mm) con tanto di tappino parapolvere per le cuffie.

L’alimentazione è affidata a 6 batterie AAA (TriplaA…Ministilo), piuttosto atipiche nel settore. Già nei precedenti modelli la Ground EFX aveva fatto questa scelta un po’ controcorrente che, sono sincero, non condivido affatto. Può capitare infatti che si rimanga a secco di batterie durante una sessione di ricerca e, se non si ha dietro le pile di ricambio, le AAA sono meno reperibili delle classiche AA Stilo, che magari qualche compagno di ricerca gentile potrà fornirci.

SETTAGGI DELLO STRUMENTO

Attraverso i pulsanti sul controlbox sarà possibile impostare la sensibilità (da 1 a 8), il volume dell’audio (da 1 a 4) e scegliere una delle tre impostazioni di discriminazione di fabbrica (ALL METAL, COINS e JEWELRY). Sebbene il display mostri 8 tacche legate alla discriminazione, dal massimo ferroso al massimo non ferroso, non sarà possibile attivare/disattivare singolarmente ognuna di esse ma saremo limitati ai tre programmi imposti dal costruttore. E’ un vero peccato perché queste configurazioni sono decisamente orientate al monetame americano e risultano un po’ penalizzanti per i nostri terreni e le nostre monete.

Il display ci mostra poi il target VDI numerico, che va da 1 (max ferroso) a 8 (max non ferroso), il livello della batteria e la profondità dell’oggetto rilevato.

I pulsanti disponibili servono per accendere/spegnere la macchina, entrare in modalità di settaggio, variare i valori (o procedere al Ground Grab), e con un comodo tasto sovradimensionato, attivare il pinpoint.

Per settare lo strumento dunque non dovremo far altro che premere il tasto SET, scorrere con le frecce il parametro che vogliamo modificare (Sensibilità, Volume o Programma), premere il tasto PINPOINT, e poi cambiare il valore con le freccette. Alla fine basterà premere di nuovo il tasto SET per confermare la scelta. Ora potremo premere il tasto freccia destra/GG (Ground Grab), pompare lentamente la piastra sul terreno fino all’OK dello strumento e il detector sarà pronto per cercare.

TEST IN RICERCA VERA

Per testare l’MX60 in ricerca vera mi sono recato in un campetto dalle dimensioni piuttosto limitate, a mineralizzazione bassa, ma con un bel po’ di trash ferroso e non ferroso.

La prima cosa che ho notato è il notevole numero di segnali che venivano emessi dall’MX60, sia tenendo alta che bassa la sensibilità. La cosa particolare è che si trattava di segnali ripetibili, spesso identificati come ferrosi. Mi sono accorto solo dopo aver fatto diverse buche che si tratta di un problema del sistema di bilanciamento. Accade infatti che, sebbene il Ground Grab mi indichi OK sul display, lo strumento sia sensibile alle variazioni del terreno e, addirittura, suoni quando si solleva la piastra. Un consiglio quindi è quello di cercare di mantenere la piastra sempre molto vicina al terreno per evitare questi noiosi disturbi.

La discriminazione, efficace almeno in parte, mi ha permesso di trovare alcuni target buoni che nelle mie “passate” precedenti avevo mancato, ma con indicazioni VDI molto instabili.

Altro problema dell’MX60 è il pinpointer: innanzitutto non è VCO e quindi non varia di acutezza a seconda di quanto siamo vicini al target. In secondo luogo tende a non funzionare con regolarità e spesso sono stato costretto a ripremere più volte il pulsante dopo aver spostato la piastra. L’indicazione sul display dell’intensità (con delle barrette LCD) è piuttosto precisa, ma dal punto di vista audio è assolutamente scadente.

La reattività del Ground EFX è decisamente buona, specialmente se si pensa alla sua fascia di costo, e permette di separare in maniera soddisfacente target anche relativamente molto vicini.

Come profondità media, sempre tenendo conto che ero in ricerca vera, l’MX60 si allinea agli altri entry-level senza far brillare in modo particolare la piastra da 10”.

TEST IN AMBIENTE CONTROLLATO  

Come al solito ho portato anche MX60 nel mio personale testbed: terreno a mineralizzazione media (ematite) con tre monete da 20 EuroCent sepolte a 5 cm, 12-15 cm (insieme ad un chiodo di ferro) e a 28 cm.

Ovviamente la moneta a 5 cm è stata rilevata benissimo, ma il VDI oscillava tra la 1°, la 4°,  la 7° e l’8° tacca.

Paradossalmente la moneta a 12-15 cm (affiancata ad un chiodo di ferro) era rilevata in modo più stabile con oscillazione solo tra la 7° e l’8° tacca del display.

La cosa più buffa è successa con la moneta a 28 cm, dove il Ground EFX MX60 suonava dappertutto TRANNE che nel punto esatto dove era sepolta la moneta.

Eccovi un breve video dei test in ambiente controllato.

TEST CON MATTONI REFRATTARI

L’ultimo test, per mia tradizione, è quello effettuato coprendo i target con mattoni refrattari mineralizzati.

L’MX60 è riuscito a rilevare la moneta a 5 cm con sopra un mattone refrattario ma indicando l’oggetto come ferroso (1° tacca). Aggiungendo il secondo mattone la macchina non sentiva più nulla.

CONCLUSIONI

Leonardo/”Bodhi3″

Sebbene si tratti di un metal detector ultraeconomico (circa 150 Euro di listino), l’MX60 che ho testato ha evidenziato numerose carenze e deficit in termini di performance. Sicuramente è destinato ad un pubblico di giovanissimi (immagino che i bambini si divertirebbero tantissimo) ma, in tutta sincerità, non si avvicina neanche da lontano alle qualità degli altri cercametalli entry level costruiti da altri produttori.

Va aggiunto però, e questo mi fa molto piacere, che il distributore nazionale mi ha segnalato la possibilità di montare su questo detector anche alcune piastre nate per Teknetics, con un notevole miglioramento nelle prestazioni. Spero che, nel prossimo futuro, avrò la possibilità di effettuare altri test con queste altre bobine in modo da poter confrontare i risultati.

Leonardo Ciocca
AMD Tech Team
E: lciocca@amdtt.it

Caratteristiche tecniche dichiarate:

  • Leggero e di facile utilizzo
  • Grande display retroilluminato
  • 8 categorie di metallo
  • Discriminazione selezionabile
  • 3 modalità di eliminazione categorie target
  • 4 toni audio HD singoli regolabili
  • Segnale indicatore di forza e profondità in modalità Pinpoint
  • Jack cuffie 3,5 mm (cuffie non incluse)
  • Piastra di ricerca impermeabile 10″ con salvapiastra
  • Design studiato anche per i mancini
  • Alimentazione: batterie 6 AAA
  • Garanzia 5 anni
  • Manuale d’uso in italiano

Informazioni e prezzi aggiornati sono disponibili presso il distributore nazionale:
DETECTOR CENTER
Web: www.detectorcenter.com

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